Terre nella valle dell'Isone

Presentato esposto in Procura per bloccare la devastazione in atto

Lo scorso 6 febbraio,  il Gruppo consiliare PER UNA CITTADINANZA ATTIVA - BAGNO A RIPOLI, assieme al Circolo LEGAMBIENTE di Bagno a Ripoli, alla Sezione di Firenze di ITALIA NOSTRA ONLUS, al Comitato L’AUTOSTRADA CHE VOGLIAMO ed al Coordinamento di Comitati e Associazioni “SALVIAMO LA VALLE DELL’ISONE”, ha presentato alla Procura della Repubblica di Firenze un esposto, in merito ai lavori della terza corsia dell’autostrada A1 nella zona di San Donato in Collina, che fa seguito ad altro esposto presentato al NOE dei Carabinieri di Firenze nell’agosto 2017.

Come è noto, il progetto di ampliamento a tre corsie dell’autostrada A1 fra Firenze Sud ed Incisa-Reggello prevede, nel Comune di Bagno a Ripoli, la modifica di una curva nella zona di San Donato in Collina, che verrebbe spostata all’interno della valle del torrente Isone, mediante la realizzazione di un enorme terrapieno alto circa m. 20, nel quale dovrebbero essere collocati oltre un milione di metri cubi di terre e rocce risultanti dagli sbancamenti effettuati per ampliare l’autostrada e dallo scavo della nuova galleria San Donato.

Le terre verranno trattate a calce, presenteranno in parte sostanze inquinanti e saranno riportate direttamente nella valle in un’area di circa venti ettari, sopra il terreno ed i torrenti esistenti, provocando la definitiva ed irreversibile distruzione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali presenti, alcune delle quali sono protette dalla Direttiva europea sugli habitat, dalla Convenzione di Berna, da leggi regionali toscane e/o incluse nella Lista Rossa IUCN.

Lo studio di impatto ambientale a corredo del progetto non ha considerato le gravi ripercussioni su questo delicato ecosistema, le amministrazioni locali e regionali nulla hanno fatto per difenderlo, essendosi limitate a blande prescrizioni che non intaccano la sostanza del progetto e a chiedere ben altre compensazioni che non compenseranno mai il grave danno ambientale che verrà provocato.

Il risultato è che l’iter autorizzativo ha seguito il suo corso, senza che i cittadini siano stati informati tempestivamente ed abbiano potuto esercitare i loro diritti, per cui, mentre nel lotto precedente si avviavano i lavori, nella zona di San Donato la società Autostrade dava corso agli espropri immettendosi nel possesso nelle aree interessate.

Il tutto nonostante la stessa fosse stata diffidata dalle associazioni e dai comitati sopra indicati dall’eseguire qualsiasi opera, in quanto l’esecuzione dei lavori avrebbe cagionato l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, o la sua compromissione e deterioramento, con danno per le specie animali e vegetali protette, commettendo il reato di disastro ambientale o di inquinamento ambientale.

Infatti, la distruzione dell’ecosistema e delle specie protette presenti nella valle dell’Isone è abusiva, come prevedono i suddetti reati, in quanto la procedura di approvazione dell’opera si fonda su studi carenti e su motivazioni inconsistenti che contrastano con le norme comunitarie, internazionali e regionali a tutela degli habitat e delle specie animali e vegetali.

Di certo, la necessità di creare un terrapieno per rettificare una curva non particolarmente stretta e per collocarvi tutte le terre di scavo, risparmiando i costi di uno smaltimento altrove, non giustifica la compromissione dell’interesse fondamentale alla protezione degli ecosistemi naturali tutelato dalla normativa sopra richiamata.

Visto che Autostrade stava procedendo nonostante la diffida, e quindi con la consapevolezza di commettere reato, nel mese di agosto 2017 veniva presentato un primo esposto al NOE dei Carabinieri di Firenze.

Successivamente, la procedura subiva uno stallo per la necessità di dover rifare la gara di appalto, ma al contempo le opere iniziali del rimodellamento morfologico venivano stralciate dal lotto, per permettere intanto la collocazione delle terre di scavo provenienti dai lavori del lotto precedente, per cui la ditta PAVIMENTAL, nello scorso mese di gennaio, ha avviato i lavori nella valle dell’Isone con opere che hanno già provocato danni devastanti.

Per questa ragione, lo scorso 6 febbraio è stato presentato il nuovo esposto, con richiesta anche di sequestro delle aree interessate dai lavori, onde evitare l’aggravamento dei danni.

Ci auguriamo quindi un rapido intervento della Procura che blocchi la devastazione in atto, poiché non è accettabile che un’area di grande pregio paesaggistico e naturalistico, che era uno dei fiori all’occhiello del territorio di Bagno a Ripoli, venga distrutta in questo modo.

Sonia Redini - Consigliere del Gruppo “Per Una Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli”